Il Disegno Emozionale come Arte Terapeutica

Lo sperimenta Francesca Lugli su persone con difficoltà cognitive o motorie

#disegnoemozionale arte terapiaPittrice ad acquerello, la 37enne carpigiana Francesca Lugli da un po di tempo si dedica al progetto del #disegnoemozionale che ha portato anche nelle scuole.

Di cosa si tratta?

Ce lo spiega lei «E una forma di comunicazione ed espressione diretta Questo metodo utilizza i colori come verbo per esternare la «mozioni. lo lo considero – aggiunge — un momento di libertà è connessione con sé stessi: attraverso la musica e il colore “escono” delle cose che abbiamo dentro e che ci devono “parlare”

Francesca, che dopo aver lavorato per tanti anni come impiegata ha deciso di de dicarsi completamente alla pittura (oltre agli acquarelli, realizza anche pittura di pareti e interni) ha sperimentato il #disegnoemozionale prima. su se stessa (la maggior parte degli acquerelli – dice – sono disegni emozionali).

Oggi si definisce un’artista alla continua ricerca della comunicazione vera e pura.
In um periodo particolare della mia vita attraverso i colori ho trovato la rinascita. Ho sempre disegnato fin da piccola, ma finalmente ho iniziato a dipingere liberamente, fuori dagli schemi, a organizzare laboratori, a esporre le mie opere in ambito di mostre, ma soprattutto – racconta – mi sono “messa in strada”.

Disegnavo in mezzo alla gente, a Carpi , in occasione del Festival del Racconto, al lago di Garda, nei luoghi che mi ispiravano. Così è nata l’idea di #disegnoemozionale, che nel tempo ho affinato facendolo diventare arte terapia.

Nel frattempo Francesca sta studiando per conseguire il diploma di assistente all’infanzia presso l’istituto Cortivo di Bologna, un’ente parauniversitario riconosciuto in tutta Europa.

Il suo sogno è lavorare con i bambini e ragazzi e per ora è sulla buona strada: ha attivato il progetto “#disegnoemozionale nelle scuole e strutture rivolte a ragazzi con disabilità cognitive o motorie, ma anche come metodo di rafforzamento tra genitori/figli.

Tiene inoltre corsi di espressione emotiva ( a volte appoggiandosi all’ associazione carpigana ArteVita) attraverso la musica, il colore e il movimento libero del corpo (adatti a qualsiasi età).

Ho portato il #disegnoemozionale tra i dipendenti di una azienda, alle scuole medie Focherini, in un progetto di otto incontri rivolti a ragazzi disabili – prosegue – e a breve sperimenterò in un istituto per non vedenti e ipovedenti di Roma, un contatto che ho ottenuto attraverso la Life coach carpigana Barbara Corradini.
Collaboro inoltre con una psicoterapeuta per aiutare i bambini a esprimere e superare i loro disagi attraverso il disegno.

Ma come funziona la pratica del #disegnoemozionale?

“Ognuno ha un foglio bianco che può simboleggiare la sua vita – spiega – i colori sono i sentimenti e le emozioni, mentre il pennello e la mani diventano il canale d’uscita.

Chiedo di chiudere gli occhi ed ascoltare per un attimo la musica ( che è una traccia composta da un’ artista di strada bresciano con il quale ho collaborato) e di lasciarsi andare trasportati dalle note. Poi, una volta riaperti gli occhi devono utilizzare e mischiare i colori istintivamente, senza pensarci troppo.

Mentre disegna io li osservo e faccio una sorta di “lettura” della loro opera, mettendo in comunicazione la persona, il colore e la musica.
Vorrei precisare che non serve essere degli artisti o saper disegnare bene, l’importante è lasciare libera la mano di andare, non si tratta di un esercizio stile e non nessuna valutazione.

Nelle scorse settimane Francesca è stata invitata a parlare del suo “#disegnoemozionale” in un aula di Scienza della Comunicazione dell’Università Roma Tre. “Mi ha contatta il docente Gianfranco Bartalotta – spiega -che ho conosciuto nell’ambito di una mostra che si è svolta a giugno (2018 ndr) a Palazzo Ferraioli, sempre a Roma, nella quale ho esposto alcune mie opere. E’ rimasto colpito dalla funzione pedagogica dei miei lavori e così mi ha proposto di condurre un laboratorio di #disegnoemozionale con laureati e laureandi.
E’ stata una bella esperienza – conclude – e ho visto ragazzi molto interessati e coinvolti emotivamente. E questo, per me, è la più grande soddisfazione”.

Claudia Rosini